Salute mentale: rilanciare servizi territoriali

“L’ultimo episodio di violenza a danno di un’infermiera, accoltellata in un centro di salute mentale del forlivese, non solo ci indigna, ma conferma che contro le aggressioni la sola deterrenza non basta. Urge più che mai, dopo oltre un decennio di disimpegno, rilanciare i servizi territoriali con uno sguardo nuovo, puntando sulla prevenzione in età sempre più precoce. Oggi, Giornata mondiale per la salute mentale, ci ritroviamo ancora una volta a fare un bilancio della situazione non rassicurante. Non possiamo immaginare di avere una soluzione immediata, ma dobbiamo lavorare per invertire la tendenza degli anni passati. Abbiamo iniziato. Mi piace ricordare che nel decreto legge sulle liste d’attesa, riconoscendone l’urgenza, sono stati approvati interventi per iniziare a potenziare i dipartimenti di salute mentale, in particolare per favorire le assunzioni, che il dibattito pubblico, centrato esclusivamente sul tema principale del provvedimento, non ha adeguatamente messo in evidenza”. Lo scrive in una nota Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso).

“Contro la violenza in corsia – rimarca Migliore – il governo è intervenuto con decisione, approvando un ottimo provvedimento che aspettavamo da anni, ma quest’ultimo episodio, qualora ve ne fosse la necessità, sottolinea ancora una volta che dobbiamo impegnarci sulle reti di prossimità. Da una parte, infatti, tutti gli indicatori sociali lanciano l’allarme perché una persona su cinque è affetta da una forma di disagio mentale e a farne le spese sono soprattutto i più giovani, dall’altra, si continua a non prendere in mano la situazione, investendo sulla prevenzione. Le vulnerabilità sociali – sottolinea il presidente Fiaso – sono sempre più complesse e articolate, per cui occorre un nuovo punto di vista, a partire dalla valorizzazione di modelli e buone pratiche che già funzionano, nella consapevolezza che le attività realmente preventive per la salute mentale sono quelle dirette all’infanzia e all’adolescenza, per cui occorre favorire ambienti di vita e di sviluppo sani”.

Questo articolo è stato pubblicato in Comunicati STAMPA, Press room