di Graziella Melina, Pietro Piovani
Da giorni Bruna Bartolini resta sotto le finestre dell’ospedale di Civitavecchia, l’Aurelia Hospital: protesta perché non può entrare a visitare il padre ottantunenne, ricoverato nel reparto di ortopedia. “Papà vive nella solitudine, possiamo vederlo solo il martedì e il venerdì”, dice. Ma quello che succede alla signora Bartolini non è certo un’eccezione: come suo padre, migliaia e migliaia di pazienti negli ospedali di tutta Italia devono rispettare ancora rigidissime regole di prevenzione del Covid, che aprono le porte delle corsie alle visite solo con tempi strettissimi.
Eppure è assodato che la presenza dei parenti sia un aiuto forte, a volte decisivo, per la cura di un malato. Ma dopo l’emergenza pandemica gli ospedali permettono poche visite e in tempi brevi […].
“La presenza dei familiari fa parte del percorso di cura e aiuta i parenti – ribadisce Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) – Ma è evidente che dopo il periodo vissuto noi non possiamo tornare a quelle scene in cui c’erano i reparti affollati da parenti. Ora è necessaria una mediazione […]”.