“Cambiare rotta per il futuro della sanità in Italia”. È questo l’impegno della Fiaso che punta su “alcune direttrici per impostare un cammino di riforma, vera e propria, che deve essere innanzitutto culturale, prima che tecnica e organizzativa. Una riforma che parta dal concetto di responsabilità condivisa capace di essere esigibile, conosciuta e accettata dai cittadini, da tutti gli operatori, ma anche dai decisori ai diversi livelli, perché la responsabilità si esprime nella capacità di collaborare e di integrarsi seppure nelle diverse competenze”. Lo ha detto Paolo Petralia, vicepresidente vicario di Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, nel suo intervento all’evento Adnkronos Q&A “Salute e sanità, una sfida condivisa”, oggi a Roma.
Servono poi “regole più semplici, più snelle, più attuali, forse anche in minore quantità – afferma Petralia – perché il nostro Sistema sanitario ha 45 anni e deve poter essere agito ed esercitato, oggi, con i tempi e i modi attuali. Infine, le risorse, sia umane che finanziarie, perché certamente dobbiamo poter disporre degli uomini e delle donne necessarie e sufficienti per erogare salute, ma anche del denaro sufficiente per poterli pagare il giusto, per tenerli dentro, anziché perderli e doverli sostituire”.
Sulla complessità del sistema, Petralia sottolinea che Fiaso rappresenta “167 aziende sanitarie e ospedaliere su 200. In Italia ci sono ben 534 società scientifiche. Dobbiamo ricordarci che abbiamo necessità di fare sintesi, insieme alle associazioni dei pazienti, a tutti gli altri stakeholder e insieme alla politica. È tempo di una grande alleanza – conclude – per fare una grande riforma, una riforma che prima di essere organizzativa, deve essere culturale e sostenibile anche a livello organizzativo”.