Interpretare la salute nella prospettiva di bene comune, come recita l’articolo 32 della Costituzione, deve richiamare ad un impegno crescente a sostegno di una responsabilità individuale e collettiva
di Paolo Petralia e Nicola Pinelli
Settantacinque anni fa, “per la prima volta nella storia, la salute è stata formalmente riconosciuta come diritto umano con l’entrata in vigore della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Lo ha ricordato in un tweet il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione della Giornata mondiale della Salute celebrata il 7 aprile, anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione dell’Oms, con l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione sulla salute e il benessere a livello mondiale, a vantaggio di tutti e grazie ad uno sforzo comune.
Uno dei successi dell’Oms in questi primi settantacinque anni di vita risiede nel consolidamento dell’idea che la salute non può essere considerata solo assenza di malattia, quanto piuttosto uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale: ma perché ciò rappresenti un diritto davvero esigibile, nonostante i notevoli miglioramenti ottenuti in questi tre quarti di secolo, c’è ancora molto da fare!