Ieri al Senato la sanità pubblica nel suo insieme ha riflettuto sulla Legge 33/2023 dedicata alla profonda riforma dell’assistenza alla popolazione anziana, alla fragilità e alla non autosufficienza
Ieri, 7 febbraio, si è svolta nell’aula Zuccari del Senato una presentazione del decreto legislativo della Legge 33/2023 dedicata ai suoi aspetti sanitari e sociosanitari. Erano presenti Mons. Paglia, Presidente della Commissione per l’attuazione della riforma sociosanitaria per la popolazione anziana del Ministero della salute, la Viceministro Maria Teresa Bellucci coordinatore del tavolo di Palazzo Chigi per la 33/2023, il Senatore Francesco Zaffini, Presidente della Commissione senatoriale Sanità e Affari sociali e relatore della Legge. La visione della 33, ha commentato nel suo saluto il Presidente Paglia, è quella di reinventare la vecchiaia a partire dai diritti di tutti i 14 milioni di anziani, a partire da quello di restare presso la propria abitazione e di ricevere in quel contesto le cure necessarie.
Sotto il patrocinio di EDRA e della Fondazione “Età grande” l’evento, promosso dalla Roman Academy of Public Health -RAPH, ha visto il coinvolgimento della Federazione FIASO e delle società scientifiche SitI e ASPHER. Insomma, la sanità pubblica nel suo insieme, si è trovata a riflettere sull’altra metà della Legge 33, quella forse meno nota, ma altrettanto importante, dedicata ad una profonda riforma della assistenza domiciliare, connotata da una integrazione vera delle valutazioni e degli interventi di matrice sociale, sanitaria e assistenziale. Non solo, la 33 esprime la necessità di una reale presa in carico, in senso continuativo, della ADI, raccordandola con l’ospedale, sia dal punto di vista della medicina digitale che da quello delle dimissioni protette. I diversi partecipanti hanno sottolineato la innovatività di una legge che per la prima volta dà “certezza del diritto per la assistenza agli anziani” – sono le parole della Bellucci – “anche attraverso la bollinatura ed il finanziamento della 33”. Per altro verso le società scientifiche hanno voluto sottolineare come le tante novità della legge richiedano un regime di sperimentazioni che, dal basso, dai territori, consenta di aggregare i diversi attori – Aziende sanitarie, Ospedali, Comuni e ATS, Terzo settore, volontariato e Università, in iniziative che consentano una valutazione di efficacia e di gradimento. Anche in questa prospettiva si inserisce il percorso della FIASO di aver promosso in questi mesi la conoscenza della legge tra le aziende sanitarie italiane e di averne coinvolte già una cinquantina nel gruppo di lavoro per presentare le sperimentazioni sulla legge 33.