di Elio Borgonovi, Giovanni Migliore
Non mi sono premurato di verificare se in un precedente editoriale ho già citato la frase di un noto CEO di una grande impresa americana con la quale mi trovo molto d’accordo: “Di fronte all’alternativa tra un’ottima strategia e una mediocre implementazione o una strategia mediocre e un’ottima implementazione, preferisco la seconda”. Un atteggiamento che, a mio parere, si applica bene al distretto come articolazione organizzativa della salute territoriale prevista dal PNRR, ma che è diventato un indirizzo generale per il SSN. La visione di un approccio integrato alla tutela della salute, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione per patologie acute (ospedale e altre strutture di ricovero), prese in carico di pazienti in setting extra ospedaliero o extra ricovero (sinteticamente salute territoriale) e la strategia di portare i servizi verso i pazienti si basano sul potenziamento dei distretti nei quali
saranno presenti le case e gli ospedali di comunità, oltre alle USCA, ADI e altri servizi. Questa impostazione è sicuramente condivisibile, ma seguendo il pensiero del citato CEO occorre fare in modo che anche l’implementazione sia buona, se non ottima.